nell'interiorit?individuale.
Starobinski riconosce in quest'ultima posizione il metodo della
psicoanalisi freudiana, mentre quello di Jung, che d?agli
archetipi e all'inconscio collettivo validit?universale, si
ricollega all'idea d'immaginazione come partecipazione alla
verit?del mondo. Arrivato a questo punto, la domanda a cui non
posso sfuggire ? in quale delle due correnti delineate da
Starobinski devo situare la mia idea d'immaginazione? Per poter
rispondere devo in qualche modo ripercorrere la mia esperienza di
scrittore, soprattutto quella che si riferisce alla narrativa
fantastica. Quando ho cominciato a scrivere storie fantastiche
non mi ponevo ancora problemi teorici; l'unica cosa di cui ero
sicuro era che all'origine d'ogni mio racconto c'era un'immagine
visuale. Per esempio, una di queste immagini ?stata un uomo
tagliato in due met?che continuano a vivere indipendentemente;
un altro esempio poteva essere il ragazzo che s'arrampica su un
albero e poi passa da un albero all'altro senza pi?scendere in
terra; un'altra ancora un'armatura vuota che si muove e parla
come ci fosse dentro qualcuno. Dunque nell'ideazione d'un
racconto la prima cosa che mi viene alla mente ?un'immagine che
per qualche ragione mi si presenta come carica di significato,
anche se non saprei formulare questo significato in termini
discorsivi o concettuali. Appena l'immagine ?diventata
abbastanza netta nella mia mente, mi metto a svilupparla in una
storia, o meglio, sono le immagini stesse che sviluppano le loro
potenzialit?implicite, il racconto che esse portano dentro di
s? Attorno a ogni immagine ne nascono delle altre, si forma un
campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.
Nell'organizzazione di questo materiale che non ?pi?solo visivo
ma anche concettuale, interviene a questo punto anche una mia
intenzione nell'ordinare e dare un senso allo sviluppo della
storia - o piuttosto quello che io faccio ?cercare di stabilire
quali significati possono essere compatibili e quali no, col
disegno generale che vorrei dare alla storia, sempre lasciando un
certo margine di alternative possibili. Nello stesso tempo la
scrittura, la resa verbale, assume sempre pi?importanza; direi
che dal momento in cui comincio a mettere nero su bianco,
Borse Louis Vuitton, ?la
parola scritta che conta: prima come ricerca d'un equivalente
dell'immagine visiva, poi come sviluppo coerente
dell'impostazione stilistica iniziale, e a poco a poco resta
padrona del campo. Sar?la scrittura a guidare il racconto nella
direzione in cui l'espressione verbale scorre pi?felicemente, e
all'immaginazione visuale non resta che tenerle dietro. ,
Louis Vuitton Borse outlet; Nelle
Cosmicomiche il procedimento ?un po' diverso,
borse louis vuitton prezzi, perch?il punto di
partenza ?un enunciato tratto dal discorso scientifico:
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