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Autor Tema: e fisso un colloquio. Appena entro nello studio Hermes Borsa  (Leído 29 veces)

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del furto,Hermes Borsa.
«Mi arrestano sul lavoro, al pastificio Corticella, e mi portano alla caserma dei carabinieri di Persiceto, sostenendo che un testimone, il mio autista, mi ha indicato come responsabile dell'eccidio. Conosco bene i carabinieri del posto, so che in altre occasioni hanno torturato dei miei partigiani per farli parlare. Per questo appena cominciano ad accusarmi, li affronto. Il capitano mi dice: "So che è un duro, ma noi abbiamo fatto parlare persone più dure di Lei"[a questo punto nella registrazione si sente un gran busso: è il pugno di Caffeo che si abbatte sul tavolo per poi diventare un indice puntato verso di me,Louis Vuitton Borse, quasi fossi il carabiniere di allora]. "Io lo so chi siete, non siete mai cambiati, ma non ho avuto paura dei tedeschi e dei fascisti e non avrò certo paura di voi". Credo che aver alzato la voce a quel modo sia stata la mia salvezza. La confusione attira nella stanza un colonnello: "Stia tranquillo,Louis Vuitton, che qua non torturiamo nessuno." Il capitano tira fuori dei fogli e comincia a leggere [qui Vittorio imita il carabiniere che studia i fogli tenendoli sulle ginocchia,http://www.louisvuittonborsasito.info, sotto il tavolo]. "Lei si è dato parecchio da fare, signor Caffeo". "Ho fatto solo il mio dovere"  rispondo "E' forse un reato difendere il proprio paese?". Alla fine non avevano scuse per trattenermi e mi hanno lasciato andare in attesa del processo.
Eravamo in estate, verso la fine di luglio. Ero riuscito a non farmi torturare, adesso dovevo evitare la galera. Vado in Federazione a Bologna, da Claudio Melloni, a chiedere istruzioni. Mi dicono che ho avuto fortuna, che il giudice è uno bravo,Louis Vuitton, che devo andarci a parlare e quello sistemerà le cose. Faccio come mi dicono, e fisso un colloquio. Appena entro nello studio, il giudice tira fuori da un cassetto una cartellina [stessa mimica del capitano] "Certo, signor Caffeo, che lei si è dato proprio un bel da fare!" [Altro botto da pugno sul tavolo]. "Già, e Lei come mai non s'è dato da fare? Non le interessava liberare l'Italia dai nazifascisti?"
Poi torno alla Federazione. "Ah, quello lì era bravo? Complimenti". Mi dicono che a quel punto non mi resta che partire, penseranno loro ai dettagli del viaggio e mi avvertiranno quando sarà tutto pronto. Io accetto. Non sapevo nemmeno dove sarei finito.»
Nell'agosto del '49, Vittorio sale su un treno diretto a Vienna. A Tarvisio,Louis Vuitton Borse, ultima stazione italiana, scende giù e raggiunge Villach,Borsa Louis Vuitton, in Austria, attraverso le montagne, guidato da un contrabbandiere italiano. Gli forniscono un documento austriaco e lo fanno accompagnare da un comunista austriaco reduce della guerra di Spagna. Salgono sul treno per Vienna: anche il controllore è un compagno. Arrivati a destinazione,http://www.louisvuittonborsaoutlet.info, si spostano nel settore del treno dove salirà la polizia sovietica. In questo modo Vittorio raggiunge senza problemi la parte della città amministrata dai russi. In attesa di ripartire viene alloggiato in una grande villa.
L'odissea ricomincia: insieme a un altro esule viene portato in auto fino a due-trecento Related articles:
 
 
   
 
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