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Autor Tema: louis vuitton borse LV borse  (Leído 12 veces)

wonlniu45u6

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louis vuitton borse LV borse
« en: Mayo 26, 2013, 05:31:47 pm »
ec'). Infatti, ponetevi supino in
 modo che voi non vediate se non il cielo,louis vuitton borse, separato dalla terra,
 voi proverete una sensazione molto meno piacevole che
 considerando una campagna, o considerando il cielo nella sua
 corrispondenza e relazione colla terra,Louis Vuitton Borse, ed unitamente ad essa in
 un medesimo punto di vista. E' piacevolissima ancora, per le
 sopraddette cagioni, la vista di una moltitudine innumerabile,
 come delle stelle, o di persone ec' un moto moltiplice, incerto,
 confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ec', che
 l'animo non possa determinare, n?concepire definitamente e
 distintamente ec', come quello di una folla, o di un gran numero
 di formiche o del mare agitato ec'. Similmente una moltitudine di
 suoni irregolarmente mescolati, e non distinguibili l'uno
 dall'altro ec' ec' ec' (20 Settembre 1821).  Tocchiamo qui uno
 dei nuclei della poetica di Leopardi, quello della sua lirica pi?
 bella e famosa, L'infinito. Protetto da una siepe oltre la quale
 si vede solo il cielo, il poeta prova insieme paura e piacere a
 immaginarsi gli spazi infiniti. Questa poesia ?del 1819; le note
 dello Zibaldone che vi leggevo sono di due anni dopo e provano
 che Leopardi continuava a riflettere sui problemi che la
 composizione dell'Infinito aveva suscitato in lui. Nelle sue
 riflessioni due termini vengono continuamente messi a confronto:
 indefinito e infinito. Per quell'edonista infelice che era
 Leopardi, l'ignoto ?sempre pi?attraente del noto,borse louis vuitton prezzi, la speranza e
 l'immaginazione sono l'unica consolazione dalle delusioni e dai
 dolori dell'esperienza. L'uomo proietta dunque il suo desiderio
 nell'infinito, prova piacere solo quando pu?immaginarsi che esso
 non abbia fine. Ma poich?la mente umana non riesce a concepire
 l'infinito, anzi si ritrae spaventata alla sola sua idea, non le
 resta che contentarsi dell'indefinito, delle sensazioni che
 confondendosi l'una con l'altra creano un'impressione
 d'illimitato, illusoria ma comunque piacevole. E il naufragar m'?
 dolce in questo mare: non ?solo nella famosa chiusa
 dell'Infinito che la dolcezza prevale sullo spavento, perch?ci?
 che i versi comunicano attraverso la musica delle parole ?sempre
 un senso di dolcezza, anche quando definiscono esperienze
 d'angoscia. M'accorgo che sto spiegando Leopardi solo in termini
 di sensazioni, come se accettassi l'immagine che egli intende
 dare di se stesso come di un seguace del sensismo settecentesco.
 In realt?il problema che Leopardi affronta ?speculativo e
 metafisico, un problema che domina la storia della filosofia da
 Parmenide a Descartes a Kant: il rapporto tra l'idea d'infinito
 come spazio assoluto e tempo assoluto, e la nostra cognizione
 empirica dello spazio e del tempo. Leopardi parte dunque dal
 rigore astratto d'un'idea
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