ec'). Infatti, ponetevi supino in
modo che voi non vediate se non il cielo,
louis vuitton borse, separato dalla terra,
voi proverete una sensazione molto meno piacevole che
considerando una campagna, o considerando il cielo nella sua
corrispondenza e relazione colla terra,
Louis Vuitton Borse, ed unitamente ad essa in
un medesimo punto di vista. E' piacevolissima ancora, per le
sopraddette cagioni, la vista di una moltitudine innumerabile,
come delle stelle, o di persone ec' un moto moltiplice, incerto,
confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ec', che
l'animo non possa determinare, n?concepire definitamente e
distintamente ec', come quello di una folla, o di un gran numero
di formiche o del mare agitato ec'. Similmente una moltitudine di
suoni irregolarmente mescolati, e non distinguibili l'uno
dall'altro ec' ec' ec' (20 Settembre 1821). Tocchiamo qui uno
dei nuclei della poetica di Leopardi, quello della sua lirica pi?
bella e famosa, L'infinito. Protetto da una siepe oltre la quale
si vede solo il cielo, il poeta prova insieme paura e piacere a
immaginarsi gli spazi infiniti. Questa poesia ?del 1819; le note
dello Zibaldone che vi leggevo sono di due anni dopo e provano
che Leopardi continuava a riflettere sui problemi che la
composizione dell'Infinito aveva suscitato in lui. Nelle sue
riflessioni due termini vengono continuamente messi a confronto:
indefinito e infinito. Per quell'edonista infelice che era
Leopardi, l'ignoto ?sempre pi?attraente del noto,
borse louis vuitton prezzi, la speranza e
l'immaginazione sono l'unica consolazione dalle delusioni e dai
dolori dell'esperienza. L'uomo proietta dunque il suo desiderio
nell'infinito, prova piacere solo quando pu?immaginarsi che esso
non abbia fine. Ma poich?la mente umana non riesce a concepire
l'infinito, anzi si ritrae spaventata alla sola sua idea, non le
resta che contentarsi dell'indefinito, delle sensazioni che
confondendosi l'una con l'altra creano un'impressione
d'illimitato, illusoria ma comunque piacevole. E il naufragar m'?
dolce in questo mare: non ?solo nella famosa chiusa
dell'Infinito che la dolcezza prevale sullo spavento, perch?ci?
che i versi comunicano attraverso la musica delle parole ?sempre
un senso di dolcezza, anche quando definiscono esperienze
d'angoscia. M'accorgo che sto spiegando Leopardi solo in termini
di sensazioni, come se accettassi l'immagine che egli intende
dare di se stesso come di un seguace del sensismo settecentesco.
In realt?il problema che Leopardi affronta ?speculativo e
metafisico, un problema che domina la storia della filosofia da
Parmenide a Descartes a Kant: il rapporto tra l'idea d'infinito
come spazio assoluto e tempo assoluto, e la nostra cognizione
empirica dello spazio e del tempo. Leopardi parte dunque dal
rigore astratto d'un'idea
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