Così per il resto di quella e per tutta la notte dopo, la scritta luminosa sul tetto di fronte diceva solo SPAAK–CO e dalla mansarda di Marcovaldo si vedeva il firmamento. Fiordaligi e la ragazza lunare si mandavano baci sulle dita, e forse parlandosi alla muta sarebbero riusciti a fissare un appuntamento.
Ma la mattina del secondo giorno, sul tetto, tra i castelli della scritta luminosa si stagliavano esili esili le figure di due elcttricisti in tuta, che verificava–no i tubi e i fili. Con l'aria dei vecchi che prevedono il tempo che farà, Marcovaldo mise il naso fuori e disse: – Stanotte sarà di nuovo una notte di GNAC.
Qualcuno bussava alla mansarda. Aprirono. Era un signore con gli occhiali. – Scusino,
Louis Vuitton Borse outlet, potrei dare un'occhiata dalla loro finestra? Grazie, – e si presentò: – Dottor Godifredo, agente di pubblicità luminosa.
«Siamo rovinati! Ci vogliono far pagare i danni! – pensò Marcovaldo e già si mangiava i figli con gli occhi, dimentico dei suoi rapimenti astronomici. –Ora guarda alla finestra e capisce che i sassi non posson essere stati tirati che di qua». Tentò di mettere le mani avanti: – Sa, son ragazzi, tirano così, ai passeri, pietruzze, non so come mai è andata a guastarsi quella scritta della Spaak. Ma li ho castigati, eh, se li ho castigati! E può star sicuro che non si ripeterà più.
Il dottor Godifredo fece una faccia attenta. – Veramente, io lavoro per la «Cognac Tomawak»,
louis vuitton borse, non per la «Spaak». Ero venuto per studiare la possibilità di una réclame luminosa su questo tetto. Ma mi dica, mi dica lo stesso, m'interessa.
Fu così che Marcovaldo, mezz'ora dopo,
louis vuitton italia, concludeva un contratto con la «Cognac Tomawak», la principale concorrente della «Spaak». I bambini dovevano tirare con la fionda contro il GNAC ogni volta che la scritta veniva riattivata.
– Dovrebb'essere la goccia che fa traboccare il vaso, – disse il dottor Godifredo. Non si sbagliava: già sull'orlo della bancarotta per le forti spese di pubblicità sostenute, la «Spaak» vide i continui guasti alla sua più bella réclame luminosa come un cattivo auspicio. La scritta che ora diceva COGAC ora CONAC ora CONC diffondeva tra i creditori l'idea d'un dissesto; a un certo punto l'agenzia pubblicitaria si rifiutò di fare altre riparazioni se non le venivano pagati gli arretrati; la scritta spenta fece crescere l'allarme tra i creditori; la «Spaak» fallì.
Nel ciclo di Marcovaldo la luna piena tondeggiava in tutto il suo splendore.
Era l'ultimo quarto, quando gli elcttricisti tornarono a rampare sul tetto di fronte. E quella notte, a caratteri di fuoco, caratteri alti e spessi il doppio di prima, si leggeva COGNAC TOMAWAK, e non c'era –
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